Come vi avevamo anticipato il nostro nuovo logo non è l’unica novità a cui abbiamo pensato per i primi dieci anni di Dot Next.
Dot Next è sempre stata una realtà strettamente legata alla nostra Genova, ma con lo sguardo ai mercati nazionali e internazionali. Per cercare di rappresentare questa nostra duplicità abbiamo pensato a rendere il nostro sito disponibile in inglese e in genovese.
Cosa ha in comune l’inglese con il genovese: per prima cosa c’è una storia interessante sulla bandiera di san Giorgio, che dice molto di Genova dei suoi abitanti.
Genovesi, riso raro, stringono i denti e parlano chiaro, dice un famoso detto zeinese. Parlare chiaro è sempre stato uno dei nostri obiettivi e per parlare chiaro parliamo anche in genovese.
Tradurre i testi del nostro sito in genovese è un omaggio alla nostra città, ma anche un messaggio su quello che è per noi il digitale. Non una religione tecnologica ma uno strumento con cui i nostri clienti possano comunicare e comunicarsi facilmente, se occorre anche nella lingua della scia’ Maria
L’opera di traduzione del sito è stata affidata a Fiorenzo Toso, docente di linguistica all’Università di Sassari e noto dialettologo con il supporto di Marco Pallavicino. La traduzione in genovese non doveva trasformarsi in una comica. La scommessa era riuscire a tradurre la lingua digitale, con la terminologia tipicamente (a volte forzatamente) inglese, in genovese. Ci abbiamo dedicato parecchie energie e abbiamo fatto le cose per bene. Abbiamo anche lavorato a un glossario che risponda alle esigenze di una lingua che se si vuole può essere moderna. Il risultato è davvero sorprendente.
Da un paio di giorni Facebook è disponibile anche in sardo. Su Youtube il comico Casalino usa il genovese per intrattenere e, insieme a lui, tanti comici usano il dialetto nei loro sketch. Anche nella musica il dialetto ha trovato il suo spazio: da Fabrizio De André ai festival di Pizzica e Taranta in tutta Italia.
Anche la pubblicità parla in dialetto. Pepsi, Ikea, Fastweb, Diesel e, recentemente, Nutella sono alcuni dei brand che hanno sfruttato il dialetto per parlare davvero con i territori.
Il dialetto, insomma, è più vivo che mai.
Anche il genovese attira i giovani, anche grazie ai comici e ai Social (conoscete già Bèllo Segnù?). La rubrica domenicale “Parlo ciæo” de Il Secolo XIX, su cui siamo intervenuti la scorsa domenica, dimostra che l’interesse c’è.
Naturalmente dobbiamo e vogliamo guardare oltre i nostri confini cittadini. I nostri clienti sono dislocati in tutta italia e da diversi anni il mercato delle app mobile ci ha aperto al mondo. Riceviamo quotidianamente email per richieste di acquisto, informazioni e assistenza da ogni continente: tutte le nostre app sono sempre presentate in italiano e in inglese e sono apprezzate soprattutto negli Stati Uniti. L’inglese è la lingua del web e ora è anche la nostra. Comunicare con il mercato di lingua inglese era qualcosa che facevamo già. Da oggi è in qualche modo ufficiale: ci apriamo al mondo, sapendo come parlare anche ai nostri vicini di casa.